I 10 alimenti che fanno male all'uomo ...e al pianeta!
Chi lo avrebbe mai detto che nel 2021 avremmo avuto una lista di alimenti che fanno male alla salute, non solo alla nostra, ma anche a quella del pianeta!
Una volta il medico di famiglia diceva "bisogna mangiare di tutto... un pò".
Ora la regola è mangiare sano, con un attenzione particolare a ciò che non disturba l'ecosistema "Terra". La cultura del cibo sempre a disposizione nelle nostre tavole in tutti i mesi dell'anno, l'alimentazione fast-food per velocizzare i tempi, i prodotti confezionati consumati in grande quantità e a tutte le età, hanno portato nei decenni ad un peggioramento della salute dell'uomo, a volte anche con conseguenze gravi e la nascita di patologie come l' ipercolesterolemia, il diabete infantile e l'obesità anche nelle fasce di età più picole.
E' arrivato il momento di dire basta! Ecco l'elenco degli alimenti che non devono essere assolutamente consumati o comunque in quantità davvero minime per poter contribuire a salvaguardare il pianeta e la nostra salute:
1)olio di palma, praticamente presente ovunque: merendine, biscotti, cereali, cioccolata, fette biscottate, dolciumi, zuppe, torte, grissini, piatti pronti surgelati e tanto altro. Ogni anno vengono abbattuti chilometri quadrati di foreste, sopratutto Indonesia e Malesia per produrre circa 40 milioni di tonnellate di olio di palma. Oltre a distruggere gli ecosistemi, può creare problemi alla salute in quanto contiene una quantità di acidi grassi saturi maggiore rispetto agli altri olii vegetali in commercio.
Tutti i medici concordano che un consumo di acidi grassi saturi crea un aumento del rischio cardiovascolare, che può portare a infarti, arteriosclerosi e ictus. Quindi, bisogna fare molta attenzione all'alimentazione quotidiana, che non contenga più del 10% di assunzione di grassi saturi, compreso l'olio di palma.
2) allevamenti di carne: uno studio pubblicato su European Journal of Clinical Nutrition del 2006 ha constatato che se la popolazione diventasse vegana si salverebbero 8 milioni di vite, se fosse vegetariana 7 milioni e se si mangiasse meno carne 5 milioni di persone. Inoltre, le diete non vegetariane avevano un impatto significativo sull'uso esagerato di acqua e terra: tanta acqua per produrre i cereali destinati all'alimentazione dei bovini e tanti ettari di terreno per coltivare i prodotti destinati agli animali, 100 calorie di cerali per ottenere solo 4 di carne. L'allevamento intensivo produce 100 milioni di tonnellate di metano, più dei gas emessi dalle auto, dagli aerei e dai treni messi insieme. Il metano generato ha la capacità di trattenere il calore 23 volte di più rispetto all'anidride carbonica. Secondo l'Environmental Defense Fund, se un americano saltasse un solo pasto a base di pollo alla settimana e lo sostituisse con cibi vegetali, il risparmio in termini di anidiride carbonica equivarrebbe a 500.000 auto in meno sulle strade degli Stati Uniti. Forse è arrivato il momento di fare qualche valutazione al riguardo, no?
3) OGM - organismi geneticamente modificati: la manipolazione genetica di un prodotto alimentare non è sicuro né per la salute dell'uomo né per la biodiversità della Terra. Il problema principale è sopratutto la diffusione di geni alterati che tramite la distribuzione attraverso gli insetti, il vento o gli uccelli possono espandersi facilmente condividendo i propri geni con piante non geneticamente modificate, andando incontro ad una situazione impossibile da tenere sotto controllo, con gravi conseguenze per gli ecosistemi. Inoltre, e non meno importante, la creazione di questi alimenti modificati geneticamente nata con la motivazione che sarebbe stata “la scoperta che avrebbe sconfitto la fame nel mondo” creerebbe, invece, un monopolio delle sementi a favore di multinazionali che già oggi stanno indirizzando e manovrando il mercato, con la conseguente futura paralisi del commercio per i piccoli coltivatori che sarebbero costretti ad acquistare sementi sterili dalla multinazionali. Il cibo non può MAI essere un bene di proprietà dei grandi colossi del mercato.
4) zucchero: lo zucchero bianco raffinato ha un pessimo impatto sull'ambiente in quanto causa erosione, impoverimento del suolo, consuma una quantità notevole di acqua, di fertilizzanti e di pesticidi, produce scarti che vanno ad inquinare l’ecosistema. Una ricerca del WWF dimostra che la produzione intensiva di zucchero raffinato distrugge gli habitat. Ci sono alimenti alternativi al candido dolcificante che siamo abituati ad utilizzare, per fortuna. Inoltre, la sua produzione ha un impatto deleterio sulla salute, basti pensare che moltissimi studi confermano che un ridotto consumo giornaliero o addirittura l'eliminazione dello zucchero raffinato bianco dalle tavole ridurrebbe il rischio di sovrappeso, obesità, diabete e malattie cardiovascolari.
5) merendine, snack confezionati: tutte le merende, gli snack e gli alimenti lavorati e confezionati contengono un additivo o un conservante e sapete cosa può provocare per la salute dei nostri figli? Lo spiega bene un libro “Cosa c’è davvero nel tuo carrello?” di Bill Statham. Sapete, per esempio, che le caramelle e le bibite di cui sono ghiotti i nostri bambini possono contenere coloranti responsabili di asma, eruzioni cutanee e iperattività? Inoltre, dietro ogni acquisto confezionato c'è un inquinamento dovuto all'involucro in plastica (cosidetto packaging) che aumenta la sofferenza del nostro pianeta. Molto meglio valutare una merenda alternativa e più salutare come la frutta, un panino con marmellata biologica (o fatta in casa) o un dolce fatto dalla "nonna".
6) agricoltura non biologica: questo tipo di agricoltura convenzionale utilizza pesticidi, fertilizzanti chimici o erbicidi, uccide piante e insetti importanti per la biodiversità, ha portato alla nascita di nuovi parassiti resistenti alle sostanze chimiche che utilizzano, è responsabile della deforestazione mondiale e secondo il WWF, “le pratiche agricole, il bestiame e lo sgombero dei terreni per l’agricoltura intensiva contribuiscono in modo significativo all’accumulo di gas serra nell’atmosfera”. E' diventata la più grande minaccia per l’ambiente quando si parla di riscaldamento globale!
Un esame composto da quasi 300 studi dimostra come l’agricoltura biologica su piccola scala può nutrire il mondo. Le aziende agricole biologiche nei paesi in via di sviluppo hanno superato le pratiche convenzionali del 57%. Un dato interessante su cui puntare. Noi possiamo indirizzare l'economia su questa strada.
7) alimenti a km 0: acquistare prodotti a km 0 vuol dire non inquinare...e non solo. Comprare prodotti del contadino locale aiuta il piccolo imprenditore ma aiuta anche ad avere prodotti freschi e genuini sulla nostra tavola a differenza di quelli che devono essere trasportati da paesi lontani, affrontando lunghi viaggi sotto il sole cocente, aumentando l'emissione di Co2 con l'utilizzo di camion o anche treni a lunga percorrenza. L'economia locale di ogni paese avrebbe un rientro economico ed ecologico non indifferente. Pensiamo al piccolo produttore prima di fare un acquisto alimentare, sempre.
8) il riso: l'impatto delle risaie è come quello di 200 centrali di carbone! Da uno studio è emerso che alcune risaie vengono gestite in tutto il mondo, con cicli di inondazioni seguiti da periodi di siccità e questo può produrre il doppio dell’inquinamento da gas serra rispetto a quanto stimato finora. Il riso è l'alimento più diffuso e più utilizzato al mondo: 3,5 miliardi ne fanno uso. Le risaie ad allagamento intermittente, come sopra menzionato, possono emettere 45 volte più ossido di azoto (un inquinante atmosferico di lunga durata) rispetto al massimo prodotto da quelle continuamente allagate, che emettono prevalentemente metano. Gli studiosi sostengono che la crescita di CO2 nell'atmosfera possa impattare anche negativamente sui livelli nutrizionali di alcuni elementi del riso creando così un alimento poco nutriente. Ma non tutte le varietà di riso hanno questo effetto sull'uomo: i ricercatori hanno studiato i vari tipi di riso e hanno scoperto che il riso integrale, il riso nero e il riso rosso hanno ottimi livelli nutrizionali rispetto al riso bianco.
Nulla è perduto e grazie a Africare, Oxfam e WWF, è stato ideato un nuovo metodo di coltivazione, l'”SRI” (Systemof Rice Intensification) che consente agli agricoltori di produrre fino al 50% di riso in più con un consumo nettamente inferiore di acqua. Mi sembra un buon inizio.
9) pesce: in una ricerca fatta da Greenpeace "si stima che tra il 20 e il 30% delle emissioni totali di CO2 generate dalle attività umane dal 1980 siano state catturate dagli oceani, e che gli oceani abbiano assorbito circa il 93% del calore dovuto all’aumento di gas serra in atmosfera." e ancora "I politici continuano a ignorare i consigli degli scienziati per una corretta gestione del patrimonio ittico che tuteli le specie minacciate imponendo pratiche di pesca sostenibili e così pesci come il tonno rosso e salmone atlantico sono gravemente in pericolo di estinzione ed è bene ricordare che la pesca eccessiva di una particolare specie non danneggia solo quella popolazione ma può avere effetti gravi più in alto nella catena alimentare e nella biodiversità.”
Agireora Edizioni ha creato un volantino stampabile che riassume altri problemi della pesca tra i quali "Studi scientifici citati dagli esperti di 27 paesi diversi mostrano che il numero di pesci negli oceani è in diminuzione continua e rapida, e la situazione potrebbe collassare entro 50 anni, se si continua in questo modo" ma anche le soluzioni alternative non hanno un impatto migliore, anzi "i pesci allevati sono pesci carnivori, cioè che mangiano altri pesci (ad esempio salmone, tonno, spigole) e quindi è necessario pescarne altri per nutrire quelli allevati, con uno spreco enorme: servono da 2,5 a 5 kg di pesce pescato per “produrre” 1 kg di pesce allevato. È chiaro come il “rimedio” sia peggiore del male...".
Ogni azione dell'uomo sta diventando sempre più irresponsabile e a farne i conti saremo proprio noi alla fine. Ci autodistruggeremo. Vi consiglio di leggere e scaricare queste preziose informazioni attraverso il sito Agireoraedizioni.org , dove troverete sia il volantino sul pesce, sia tantissime altre informazioni utili da diffondere.
10) fast food: il cibo più inquinante in tutta la sua catena di produzione. Sì perché bisogna calcolare molti fattori legati alla produzione di un semplice hamburger: la coltivazione del mangime per il bestiame per manzo, al produzione del formaggio, la coltivazione dei prodotti, la conservazione e il trasporto dei componenti, nonché la cottura. Uno studio dettagliato di Openthefuture.com ha dimostrato che le emissioni di gas serra derivanti ogni anno dalla produzione e dal consumo di cheeseburger sono all'incirca la quantità emessa da 6,5 milioni a 19,6 milioni di SUV. . Dal punto di vista nutrizionale e della salute, questa alimentazione è ricca di grassi saturi e zuccheri che portano a problemi di sovrappeso o persino obesità, con conseguenti scompensi cardiocircolatori e rischi di infarto. Gli alimenti considerati fast-food non sono solo hamburger, hot dog, cotolette, patate fritte e sandwich che si consumano nelle grandi catene conosciute in tutto il mondo, ma anche altri cibi derivati da cucine etniche come la cipolla fritta, il kebab, le nuove friggitorie, la pizza e i panini iper-farciti e conditi con salse grasse come la senape, la maionese e il ketchup.
E' arrivato il momento di pensare al nostro bene, alla nostra salute e a quella del nostro pianeta. Senza di lui, non avremo più una casa dove vivere. Cerchiamo di rispettarlo sempre, in ogni nostra scelta.
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