Quanto inquina il tuo cellulare?
L’intero ciclo di vita dello smartphone è responsabile del rilascio in atmosfera di 14 tonnellate di emissioni ogni anno, la vita media di uno smartphone in Europa è di tre anni!
La produzione di smartphone in Europa ha il maggior impatto climatico tra i prodotti in commercio, ma dei rimedi ci sarebbero:
aumentare la loro durata di un solo anno farebbe risparmiare più di 4 milioni di tonnellate di emissioni, equivalente a togliere tutte le auto danesi dalle strade;
allungare la durata di vita di smartphone e laptop aumentando la riparabilità da parte delle aziende costruttrici poiché le emissioni legate alla produzione sono le più importanti per questi prodotti.
Uno studio della European Environmental Bureau del 18 settembre 2019, ha evidenziato che estendere la durata delle scorte di questi prodotti dell'UE di cinque anni farebbe risparmiare quasi 10 milioni di tonnellate di emissioni (CO2eq) all'anno entro il 2030. Ciò equivale a togliere dalle strade 5 milioni di auto per un anno, circa il numero di auto immatricolate in Belgio.
Questi numeri sono dovuti alle grandi quantità di energia e risorse coinvolte nella produzione e distribuzione di nuovi prodotti e nello smaltimento di quelli vecchi.
L'idea che abbiamo bisogno dell'ultima versione di smartphone in vendita è un grave errore a cui la nuova generazione è molto legata e non solo loro, purtroppo. Bisognerebbe avere coscienza di acquistare articoli di seconda mano rigenerati, perfettamente funzionanti, acquistabili a prezzi calmierati e senza impatto sull'ambiente.
È giunto il momento di riesaminare il nostro rapporto con l'essere 'fashion' e di concentrarci invece su acquisti consapevoli .
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rappresentato dei rischi significativi per la salute associati alla fuoriuscita di sostanze chimiche dai rifiuti elettronici che hanno un impatto negativo sul nostro suolo, contaminando il nostro cibo e l'acqua potabile, mettendo a rischio la fauna e la flora.
Sostanze quali oro, argento, palladio e altro ancora utilizzati per la realizzazione di telefoni cellulari hanno un valore economico altissimo e se pensiamo a tutti gli apparecchi che vengono dismessi e mai più utilizzati ci troviamo di fronte ad uno spreco di risorse senza senso.
Se tutti questi telefoni fossero adeguatamente riciclati nei centri di raccolta dei rifiuti elettronici, questi metalli potrebbero avere una seconda vita ed evitare un'ulteriore estrazione del minerale, che resta sempre un processo dannoso.
Stiamo distruggendo l’ambiente.
Una ricerca condotta alla McMaster University ha evidenziato che la produzione di un nuovo smartphone – e in particolare l’estrazione dei rari materiali che si trovano al suo interno – richiede lo stesso consumo di energia di dieci anni di utilizzo.
La situazione ambientale sta andando verso il baratro: nel 2007 tutto il settore ICT (information and communication technology) causava circa l’1% delle emissioni di gas serra globali, oggi è triplicata e potrebbe raggiungere il 14% entro il 2040 (circa la metà dell’impronta ecologica dell’intera industria dei trasporti).
Computer, tablet, smartwatch e tutti gli altri dispositivi sono i responsabili ma il vero nemico da sconfiggere per il futuro sono i server e i data center, enormi edifici colmi di server, che occupano superfici di centinaia di migliaia di metri quadrati che richiedono enormi quantità di energia per tenere sempre al fresco gli apparati che altrimenti si surriscalderebbero facendo perdere milioni di dati agli utenti ( foto scattate con l’iPhone, i documenti archiviati su Dropbox, i file che conserviamo su Drive su Facebook e tanto altro).
Sembrerà assurdo, ma anche la semplice navigazione che noi facciamo ogni giorno, digitando sul piccolo schermo dello smartphone, crea un impatto ambientale: si chiama Carbon Thumbprint, il processo con il quale viene innescata l'attivazione di tutte le infrastrutture che consentono all'apparecchio telefonico di funzionare.
Ogni azione di ricerca che ci permette di guardare un video, ascoltare una canzone, inviare un messaggio o una mail mette in movimento un server che lavora 24 ore su 24, senza fermarsi mai, producendo emissioni, calore e consumando energia.
Esiste anche un' applicazione chiamata appunto Carbon Thumbprint, lanciata da un provider australiano che ha creato questo strumento in grado di calcolare l'impatto di emissioni dell'utilizzo del proprio smartphone.
Un semplice telefono, diventato spesso un giochino con cui passare il tempo, raramente utilizzato solo per il lavoro, impatta sull'ambiente in modo davvero significativo.
Tutto ciò che gira intorno a internet genera un danno per l'ambiente.
La decisione dei governi di volere ampliare e dilagare lo IoT (Internet of things) aumenterà in maniera drammatica le emissioni di gas serra.
Con questa nuova iniziativa, la città diventerebbe tutta automatizzata, la casa automatizzata, la nostra vita tutta automatizzata ma il pianeta piano piano tenderà a morire sotto tonnellate di Co2 emesso per avere? ....tutto quello che facevamo prima, ma senza l'utilizzo attivo del nostro corpo e del nostro cervello, circondati però da dispositivi connessi tra di loro che inviano costantemente informazioni ai server che devono elaborarli. Conviene tutto ciò?
Consumi energetici alle stelle, effetto serra ai massimi livelli!
Che cosa si può fare allora? Come consumatori possiamo iniziare ad acquistare uno smartphone nuovo solo quando il vecchio è guasto e tendere ad acquistare telefoni che possono cambiare la batteria.
Mandare una semplice mail con un allegato di 1 MB si consuma circa 19 grammi di CO2, guardando una serie TV in streaming si può arrivare a 90 grammi, il mondo digitale produce il 4% dell'anidride carbonica totale...basta!
Prima di utilizzare il nostro smartphone in modo "poco" consapevole, oggi sappiamo che ogni azione crea una reazione. Se l'azione rischia di portare all'estinzione il mio pianeta, è il momento di iniziare a fare meno click e a fare una passeggiata sul mare al tramonto insieme ad una buona compagnia.
La Terra Madre ringrazierebbe sicuramente.
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