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Olio di palma...perché le aziende continuano a utilizzarlo?


L'olio di palma è sempre stato molto usato nei paesi dell'Africa occidentale come olio alimentare. I mercanti europei si interessarono poco a questo alimento in quanto troppo economico. Nel 1856 il re Ghezo, dell'attuale stato del Benin, approvò addirittura una legge che vietava ai suoi sudditi di tagliare palme da olio.

La palma da olio fu poi introdotta nel 1848 dagli olandesi nell'isola di Giava e da quel momento iniziarono i primi commerci con l'Europa.

Inizialmente la coltivazione di questo olio era stata promossa per combattere la povertà, fornendo ai coloni un pezzo di terra da coltivare.

L'uso dell'olio di palma, inizialmente, non fu per scopi alimentari, anzi tutt'altro: venne utilizzato come lubrificante per le macchine della rivoluzione industriale e come materia prima per prodotti a base di sapone, primo fra tutti il famoso sapone statunitense Palmolive.

La palma da olio è la pianta olearia più efficiente: produce più olio per più anni, i frutti crescono dal terzo anno e proseguono per ben 25 anni; inoltre sono necessari pochi ettari di terreno ma la produttività annuale è di circa 4,5 tonnellate di olio per ettaro. L'olio di palma è il primo olio vegetale prodotto a livello mondiale.


I maggiori produttori di olio di palma nel 2018 sono:

  1. Indonesia 40.567.230 tonnellate

  2. Malaysia 19.516.141 tonnellate

  3. Thailandia 2.776.800 tonnellate

  4. Colombia 1.645.846 tonnellate

  5. Nigeria 1.130.000 tonnellate

  6. Guatemala 875.000 tonnellate

  7. Honduras 653.000 tonnellate

  8. Papua Nuova Guinea 648.000 tonnellate

  9. Ecuador 560.000 tonnellate

  10. Costa d'Avorio 450.000 tonnellate

  11. Brasile 361.931 tonnellate

  12. Ghana 312.530 tonnellate

  13. Camerun 300.000 tonnellate

  14. Costa Rica 250.194 tonnellate

  15. Perù 198.000 tonnellate

Chi ha interesse a comprare queste tonnellate di prodotto? e per fare cosa?

Ci sono tante multinazionali che utilizzano l'olio di palma per la preparazione di cibi presenti nei nostri supermercati, per prodotti di bellezza e tanto altro. Ma chi sono i nomi? Colgate, Nestlé, Pepsi, L'Oreal, Kellogg's, Ferrero.


24 milioni di ettari di foresta pluviale, quasi l'intera superficie del Regno Unito, sono stati rasi al suolo tra il 1990 e il 2015 (dati ufficiali riportati da Final Countdown)mentre dalla fine del 2015 altri «130 mila ettari di foresta pluviale sono stati distrutti, il 40% dei quali in Papua, una delle regioni più ricche di biodiversità del Pianeta».

Molto economico, fa gola davvero a tutti i produttori di alimenti dolci o salati, per avere una sostanza grassa che possa permettere di ottenere impasti morbidi e lavorabili. Infatti, fino a qualche anno fa la trovavamo dappertutto: biscotti, cracker, crostate, cioccolata spalmabile, dolci di ogni tipo, cereali, fette biscottate...praticamente ovunque.

Dopo una dura campagna sostenuta da organizzazioni ambientaliste sparse in tutto il mondo e anche con il sostegno di molto medici che dichiarano che l'olio di palma assunto in grandi quantità è dannoso per la salute, tantissimi marchi hanno sostituito questo ingrediente con l'olio di girasole. Tante aziende hanno fatto campagne pubblicitarie sottolineando "no olio di palma" , tranne una: Ferrero, che ha continuato tranquillamente a mantenere la sua produzione utilizzando l'olio incriminato, anzi aumentando la pubblicità a favore del suo olio "sostenibile".


Nel 2010, sotto pressione di Greenpeace e altre organizzazioni ambientaliste, queste multinazionali si sono impegnate a eliminare la deforestazione, la distruzione delle torbiere e la violazione dei diritti dei lavoratori e le comunità locali entro il 2020.

Ben 10 anni, in cui nell'attesa, altri ettari di foreste sono state bruciate, la popolazione di oranghi del Borneo è stata dimezzata e negli ultimi 16 anni abbiamo perso oltre 100.000 esemplari di questa specie, la distruzione delle foreste e delle torbiere ha creato il dilagare di incendi devastanti, che oltre a distruggere gli habitat hanno avuto gravi ripercussioni sulla salute delle persone.

I colossi dell'industria sono andati avanti indisturbati a distruggere il nostro pianeta in nome del Dio Denaro.

Nel gennaio 2018, Greenpeace ha chiesto a 16 multinazionali di rendere pubblici i nomi dei propri fornitori di olio di palma, ma solo metà dei marchi, tra cui Unilever, Nestlé e Colgate-Palmolive, divulgarono le informazioni. L'altra metà dei marchi, tra cui Johnson&Johnson e Kraft Heinz, si rifiutarono mentre Ferrero temporeggiò, promettendo la divulgazione entro pochi mesi.

Il 2020 è passato: il pianeta ha bisogno di progressi immediati per arrivare a zero deforestazione. Non è ammissibile attendere 10 anni per risolvere un problema che nel frattempo estingue vite animali, habitat ricchi di biodiversità, ammala uomini, donne e bambini a causa degli incendi.

Ad oggi, gli accordi firmati pretendono l'utilizzo di una filiera NDPE (No Deforestation, no Peat, no Exploitation, No deforestazione, no torbiere, no sfruttamento) senza ricorrere a contratti con fornitori terzi che non appartengono a questa filiera certificata.

Assurdo poter pensare che per mangiare una barretta ai cereali ho ucciso una famiglia di oranghi, distrutto un pezzo di foresta e intossicato umani che vivono in quelle regioni!

Cosa possiamo fare noi? Come sempre procedere ad un acquisto consapevole, controllando le etichette sia dei prodotti alimentari che dei prodotti di bellezza, o di pulizia della casa, boicottare chi finora ha ingrassato le proprie tasche a discapito del pianeta e di chi lo vive.

Perché alcune aziende hanno continuato a difendere l’olio di palma? Un interessante reportage fatto da la Reuters, famosa agenzia di stampa britannica, spiega perfettamente questa vicenda... vi consigliamo di leggerlo!


Motivi etici o di salute, l'olio di palma è molto diffuso perché: è economico, non altera il sapore, permette buona conservazione e consistenza dei cibi. Ma l'olio di palma è ricco di acidi grassi saturi... il cui consumo eccessivo è correlato a un aumento del rischio cardiovascolare, sopratutto se il consumo giornaliero supera il 10%, ma fra merendine, biscotti e altri prodotti dolciari, la percentuale si supera facilmente.


Seguendo il nostro principio di rispetto nei confronti della Madre Terra, la scelta etica, ambientale e salutare di non consumo dei prodotti che contengono olio di palma è la forma di rispetto più grande per noi e per il pianeta.


E anche le famiglie di oranghi ci ringrazierebbero.

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