Civita di Bagnoregio, la città che muore
Un piccolo scrigno che vive distante dal resto dei paesi circostanti, immerso nella Valle dei Calanchi, appare agli occhi del turista come un paese incantato, che negli inverni sembra andare a nascondersi fra le nuvole e la nebbia.
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Civita di Bagnoregio è stata denominata “La Città che Muore“, perché il suo lento ma inesorabile declino dovuto all’aumentare dell’erosione della roccia di tufo sui cui sorge, porterà la città a sprofondare definitivamente fra molti anni.
Un lungo ponte di cemento armato collega Bagnoregio a Civita: camminando su di esso si ammira il panorama che si perde a visto d'occhio, si respira l'aria pulita del luogo. Il ponte è attraversabile solo a piedi o tramite piccole automobili per i portati di handicap o in caso di bambini piccoli.
Il viaggio inizia da Bagnoregio, dove si può prendere una navetta che porta fino all'inizio del ponte ma il consiglio è di godersi il piccolo tour della cittadina a piedi così da poter vedere la ricca quantità di case antiche, i negozietti con prodotti artigianali (marmellate, confetture, miele, tartufi ecc. ), la chiesa di San Bonaventura, per poi ristorarsi nei piccoli ristoranti gourmet o nelle taverne che offrono prodotti nostrani...una vera delizia del palato!
LA STORIA DI CIVITA DI BAGNOREGIO
Civita di Bagnoregio fu fondata dagli etruschi 2.500 anni fa. La città a quei tempi era costituita da un solo agglomerato urbano e sul luogo dell'attuale Civita era situata l'acropoli con i templi e il foro.
La struttura urbanistica dell'intero abitato è di origine etrusca, costituita da cardi e decumani secondo l'uso etrusco e poi romano, mentre l'intero rivestimento architettonico risulta medioevale e rinascimentale.
Gli Etruschi fecero di Civita una fiorente città, favorita dalla posizione strategica per il commercio, grazie alla vicinanza con le più importanti vie di comunicazione del tempo, nonostante la sua instabilità sismica e le frane dovute alle scosse telluriche.
Per proteggerla dai terremoti, gli Etruschi realizzarono grandi opere, dovettero far fronte ai problemi di sismicità e di instabilità dell'area, arginando fiumi e costruendo dei canali di scolo per il corretto deflusso delle acque piovane
Nel 265 a.C., I romani ripresero le opere dei loro predecessori ma dopo di loro queste furono trascurate ed il territorio ebbe un rapido degrado che portò, infine, all'abbandono.
Ad oggi la situazione non è stata stabilizzata: il colle di tufo su cui sorge Civita, infatti, è minato alla base da una continua erosione provocata sia dall'azione dei due torrenti sia da quella della pioggia e del vento. Lentamente questo meraviglioso borgo si sgretolerà fino a scomparire e non è certo un caso che lo scrittore Bonaventura Tecchi l'abbia definita "la città che muore".
Passeggiare per le stradine di questo paesino è davvero emozionante: scorci meravigliosi, piazzette nascoste, angoli di case ricolme di fiori e alberi dal fusto bizzarro, piccoli ristorantini e bistrot dove potersi rilassare gustando deliziosi piatti gourmet. La chiesa grande, archi e abitazioni in pietra antica, tutto parla di un tempo che fu.
La chiesa romanica di San Donato restaurata nel XVI secolo. All'interno sono custodite opere davvero interessanti come lo stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino.
La larga piazza principale di Civita, in terra battuta, è uno dei luoghi più magici.
Alberi e piante che decorano naturalmente il muro dei palazzi e della abitazioni.
Tutto è magico e incantato a Civita di Bagnoregio, tanto particolare e suggestivo da attirare turisti da tutto il mondo, in ogni periodo dell'anno.
Un paese sicuramente abitato da pochissime persone, se ne contano 11 circa, ma al contrario è la dimora preferita di tantissimi felini che vivono nella serenità del paese e si lasciano fotografare dai turisti che apprezzano la loro presenza riservata e pittoresca.
Che sia una giornata fuori porta, una vacanza di qualche giorno in cui soggiornare nei b&b o un tour , Civita di Bagnoregio merita davvero di essere visitata, uno scrigno di dolcezza da assaporare prima che svanisca per sempre.
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