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Eco-happy-life

Auto elettrica: una realtà che fa male all'ambiente


Le auto elettriche emettono una quantità di Co2 tre volte meno di un'auto a benzina/diesel. Esenzione del costo del bollo per 5 anni. Copertura assicurativa scontata del 50%. Possibilità di accedere alle zone a traffico limitato e di parcheggiare gratuitamente sulle strisce blu. Costi di ricarica ridotti. Detrazione fiscale per acquisto e installazione della colonnina di ricarica rapida.

Lo stato inoltre dà degli incentivi per l'acquisto dell'auto elettrica fino a 6.000euro.

Sembra davvero l'auto del futuro ma non è così.

I realtà la sua costruzione è altamente dannosa per l'ambiente.


Cechiamo di capire il motivo!


La sua produzione è il primo problema: la centrale elettrica utilizza 1.850 kWh in gasolio/metano per farne arrivare 400 alla auto elettrica prodotta e immette in atmosfera gas di combustione in una quantità pari a 1,75 volte superiore a quella emessa dall'auto con motore tradizionale.


Le batterie, inoltre, per essere realizzate hanno la necessità di essere lavorate con importanti materie prime come litio, nichel, cobalto e grafite che devono essere necessariamente estratte al di sotto della superficie terrestre.


Uno studio della Swedish Environmental Research Institute ha determinato la quantità di anidride carbonica emessa per la produzione di batterie agli ioni di litio per auto elettriche mettendo in evidenza come, per ciascun kWh di cui è dotato l'accumulatore, sono emessi dai 150 ai 200 kg di CO2 nell'ambiente.


Il litio viene estratto principalmente da miniere di roccia dura o da giacimenti sotterranei contenenti brine geotermiche: in quest'ultimo caso si trovano spesso sotto la superficie di laghi essiccati o vicino alle catene montuose (in Italia vicino agli Appennini, in America sul lago californiano di Salton Sea ).


Un processo di estrazione poco "ecologico"

I metodi estrattivi del litio possono creare problemi ambientali in quanto l'estrazione danneggia il suolo, causa la contaminazione dell'aria e utilizza enormi quantità di acqua: circa 2mila litri per un chilo di litio.

I minatori portano in superficie una soluzione salina ricca di minerali che viene lasciata all'aria per mesi finché l'acqua evapora completamente lasciando una miscela di sali. Successivamente viene filtrata e collocata di nuovo ad evaporare per ulteriori 12/18 mesi e solo allora si può estrarre il carbonato di litio.

Durante tutto il procedimento, le sostanze chimiche tossiche e sostanze radioattive, possono sgorgare dalle piscine di evaporazione e penetrare nella rete idrica, con conseguenti danni ambientali.



Può essere una soluzione al problema del surriscaldamento globale? Sembra di no.


La metà di tutto il litio attualmente in circolazione sul mercato proviene da un singolo ma immenso impianto, sito presso la costa nord-occidentale del Cile: il deserto Cileno dell’Atacama, uno dei deserti costieri più asciutti del mondo.




Un deserto unico nella sua particolarità: un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove diverse équipe di scienziati sono al lavoro per comprendere quali meccanismi riescono a far vivere qui le piante in condizioni di estrema siccità. Una vera e propria biblioteca genetica delle piante, dove vivono ancora splendidi animali.




La dobbiamo distruggere per l'estrazione del litio? quale buon senso sfrutta una risorsa per distruggerne un'altra?

Ma quali sono i vantaggi per i quali si pubblicizza ora più che mai l'auto elettrica, quando ci sono evidenti svantaggi sul piano pratico?

Per esempio:


Problemi ambientali, problemi economici e problemi di gestione.

3 motivi validi per creare un blocco all'acquisto di questa auto che, seppur creata con le migliori intenzioni, non rispetta il vero standard eco-happy-life.

Soluzioni migliori ci sono (auto a idrogeno), peccato che non fanno gola a chi produce e a chi guadagna, ma fanno bene solo al nostro amico ambiente.

Chissà se il buon senso riuscirà a vincere!


Foto di pixabay.com/it/users/projekt_kaffeebart

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